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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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* Multati sul bus mentre vanno alla mensa dei poveri: ecco i clienti dell'Avvocato di strada .
Sezioni: PRIMA FILA
Autore di Giovanni Maria Bellu - tratto da tiscali.it
Data di pubblicazione 16/04/2014

L'ultima emergenza è di pochi giorni fa. E' arrivata sul tavolo dell'”Avvocato di strada” contemporaneamente da tre città del Veneto: Padova, Treviso e Venezia, i cui sindaci (rispettivamente Ivo Rossi, Giovanni Manildo e Giorgio Orsoni, tutti del Pd) hanno chiesto che i mendicanti “molesti” vengano cacciati col foglio di via. La reazione dell'Avvocato è stata immediata: “Il foglio di via – ha dichiarato Antonio Mumolo - è uno strumento particolare che nasce per evitare le infiltrazioni mafiose. La persona a cui è destinato deve essere un delinquente abituale, una persona particolarmente pericolosa per la società. Non è questo il caso di un mendicante. Non credo che il foglio di via sia lo strumento adatto e, se dovesse essere messo in atto, noi come associazione valuteremo e, se non ci sono i presupposti, lo impugneremo”.

La difesa non garantita - Mumolo, consigliere regionale del Pd dell'Emilia Romagna, non ha dubbi nella scelta tra i suoi “clienti” e i compagni di partito. E' il presidente dell'associazione Avvocati di strada che, nata nel 2008 dagli sviluppi di un progetto avviato a Bologna fin dal Duemila, ha oggi 37 sportelli in altrettante città italiane ed è formata da 700 legali specializzati in varie discipline (penalisti e amministrativisti, civilisti e esperti in diritto di famiglia) che prestano la loro opera a titolo totalmente gratuito. L'associazione infatti, come recita il suo statuto, “non ha scopi di lucro, è apartitica e aconfessionale e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale in favore delle persone senza fissa dimora e svantaggiate”. E' l'ultima trincea del fronte della povertà. Un osservatorio unico per comprendere quanto il principio dell'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge sia lontano dall'essere applicato. La stessa esistenza dell'associazione – e la grande mole di lavoro che svolge – dimostrano che quanto sancito dall'articolo 24 della Costituzione (“Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”) non è garantito a tutti i cittadini. Certamente non a quelli che, appunto, si trovano sulla strada. Sono sempre di più. E sempre più “insospettabili”.

Dal rapporto 2013 dell'associazione emergono dati significativi, che confermano quelli raccolti su altri fronti dalla Caritas e da Medici senza frontiere. Dati che dicono che sono sempre più i cittadini italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta e devono rivolgersi alle associazioni caritatevoli per andare avanti.

Gli italiani "poveri" - Complessivamente nel 2013 nei vari sportelli di Avvocato di strada sono state aperte 2718 pratiche (per il 64 per cento da uomini). Si tratta di pratiche “nuove” che si aggiungono alle 2.575 dell'anno precedente e che, per circa la metà, riguardano questioni civilistiche (problemi di residenza, lavoro, separazioni legali, sfratti). In tre casi su dieci i clienti sono cittadini italiani: nel 2012 erano 729 (il 28 per cento del totale) e nel 2013 sono diventati 905 (il 33 per cento). E proprio mentre il ministro dell'Interno Angelino Alfano rilancia l'eterno allarme sulla imminente “invasione” di cittadini extracomunitari, i dati di Avvocato di strada confermano il carattere fisiologico dei flussi e il loro stretto legame con la situazione politica dei Paesi di partenza. Dal 2012 al 2013 le pratiche relative ai diritti dei migranti sono passate da 1.149 (il 45 per cento del totale) a 829 (il 30 per cento): una diminuzione considerevole determinata dalla chiusura dell'emergenza Nord Africa. Non è invece affatto chiusa l'emergenza crisi economica che, negli uffici dell'avvocato di strada, arriva nelle sue manifestazioni più estreme e disperate. Le pratiche di diritto amministrativo nel 2013 sono state 330 (il 12 per cento del totale) e per la maggior parte hanno riguardato sanzioni per il mancato pagamento del biglietto sui mezzi pubblici. Infatti i luoghi di accoglienza, per esempio le mense, sono molto spesso ubicati nel centro delle città, dove i diseredati non vivono. Per raggiungerlo prendono i mezzi pubblici e spesso vengono pescati senza biglietto. In sostanza, la multa diventa il “conto” della mensa dei poveri.

I senzatetto aggrediti - Non è il solo caso in cui la condizione di indigenza determina problemi ulteriori. La questione più rilevante riguarda la residenza anagrafica: averne una è la condizione indispensabile per accedere ai servizi sociali. Ma chi si trova sulla strada questa residenza non ce l'ha. E infatti 270 delle pratiche aperte nel 2013 da Avvocato di strada riguardano proprio questo aspetto: persone che si sono viste negare dal proprio comune di appartenenza il certificato di residenza (anche qua un grosso aumento: nel 2012 erano 191). Si tratta di persone che, per esempio, hanno occupato edifici abbandonati. Le amministrazioni non riconoscono quei luoghi come abitazioni e il certificato non arriva.

Situazione che potrebbe aggravarsi - Una situazione tragica che potrebbe essere aggravata quando entrerà in vigore il cosiddetto “decreto Lupi” che vieta espressamente di dare la residenza in uno stabile ai suoi occupanti. In molte città la questione è stata risolta assegnando residenze fittizie alle persone senza dimora, ma tutto è affidato alla pietà e al buon senso delle singole amministrazioni.

Infine c'è il diritto penale. E anche in questo campo – così come in quello dei migranti – i dati contraddicono consolidati luoghi comuni. Come quello secondo cui chi vive nella strada è portato a delinquere. Delle 296 pratiche penalistiche (che costituiscono l'11 per cento dell'attività dell'associazione), la maggior parte riguardano i senzatetto come persone offese. Chi vive nella strada è spesso vittima di aggressioni.
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